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Sono figlia del cammino, la carovana è la mia casa (Amin Maalouf)

Data

10 gennaio 2013

5 euro all’ora

E visto che oggi sono in vena di parlare di cose reali.

5 euro all’ora.
Sì la paga di una ragazza con cui ho parlato qualche giorno fa.
Nell’azienda dove lavora in questo momento, e non in un paese sperduto ma in piena provincia lombarda, lavora per questa cifra da 3 mesi.
Naturalmente in nero.
Da tre settimane interrottamente, senza turno di riposo.

Cose che ad ascoltarle vorresti non fossero vere.
Perché è sempre troppo facile giocare con la pelle di chi ha vent’anni e si deve accontentare di quello che c’ è.
E mi chiedo se sia diventato così difficile mandare qualche controllo in più.
Che passato il boom delle verifiche fiscali a Cortina e nei locali della Milano da bere sembra sia tornato tutto alla solita anormalità.

La vita è un’altra cosa

Viaggio spesso per lavoro.
Ogni mattina percorro le strade della Lombardia, mi concentro sul percorso e nel contempo butto lo sguardo su ciò che mi circonda.
Bei paesaggi si alternano a colate di cemento, campi immensi iniziano e finiscono alternandosi a capannoni o fabbriche.
Edifici che in questi anni hanno dato lavoro a molti di noi, che ci hanno permesso di vivere sereni.
Nell’ultimo anno ogni mattina faccio la conta di quanti di questi edifici siano ancora in attività.
Spesso sono picchettati all’esterno dagli operai, spesso sono rimasti inabitati, spesso capisci che c’è qualcosa che non va dai parcheggi per gli operai, che una volta erano sempre pieni.
L’aria che si respira anche qui in Lombardia, terra del lavoro fino a poco tempo fa, è diventata pesante.
Chi ha la possibilità di passare tanto tempo con le persone si rende conto di quante difficoltà si debbano affrontare quotidianamente.
Conti che non tornano più, tasse che strozzano, persone che non si possono più concedere nemmeno il minimo sfizio, persone che fino a poco tempo fa conducevano una vita normale che si trovano a dover chiedere aiuto alla Caritas.
A volte arrivo a casa con il cuore gonfio, un po’ per i miei problemi e un po’ per tutto ciò che vedo.
E spesso mi capita di sentirmi urtata da ciò che leggo.
Politici concentrati sulle liste e nemmeno lì sanno dare un segnale di cambiamento.
Politici che parlano a vanvera di cose che non conoscono.
Politici che non hanno la minima idea di cosa significhi andare a dormire con la spada di Damocle , che pende inesorabile sulla testa, di un mutuo o di un affitto che non si riuscirà a pagare.
Politici che non sanno niente della vita che si svolge fuori dai Palazzi perché altrimenti parlerebbero di lavoro, andrebbero nelle ditte con gli operai, penserebbero a ridurre tutte le spese inutili e non lascerebbero morire un paese sotto il peso delle spese militari o di altri sprechi di cui sentiamo parlare ogni giorno.
Quella che vedo non è politica come non reputo giornalismo quello che ancora gli da spazio.
Per questo anche stasera il mio televisore rimarrà spento, perché la mia vita non ruota intorno a quella di un megalomane, non ruota intorno a chi lo vede ancora come avversario e si concentra su questo piuttosto che mettere in atto proposte concrete.
La mia vita ruota intorno a bollette da pagare, un lavoro da salvare.
La mia vita ruota intorno alle persone, quelle che conducono un’ esistenza reale.

Tutto il resto ,da questo momento e per sempre, io lo spengo.

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